L’ira del “radioso” Achille

Combattimento fra Greci e Troiani (coppa attica a figure rosse, V sec. a.C.)
Combattimento fra Greci e Troiani
(coppa attica a figure rosse, V sec. a.C.)

Pubblico integralmente la registrazione della video-conferenza n. 21 del “Campus live!” (corso di lingua, cultura e civiltà greca), dello scorso 30 aprile, incentrata sulla lettura e il commento del proemio di IliadeLa trattazione letteraria dell'argomento ha offerto lo spunto per indicazioni di natura linguistico-grammaticale.

Per facilitare la consultazione, l'incontro è stato diviso in 6 sezioni.

21.1  Introduzione
Prima di iniziare la lettura e il commento del testo omerico, si è fatto riferimento alla struttura “musicale” del poema, caratterizzato dalla scansione in esametri (si è accennato alla dimensione “quantitativa” della metrica greca).

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Il ladro conosce il ladro

«Io, ladro, conosco le impronte di un ladro»
Papiro contenente frammenti di Callimaco

«Io, ladro, riconosco le impronte di un ladro»: in un suo epigramma, Callimaco riprende un detto proverbiale, che ci è noto anche attraverso Aristotele.

Nella video-conferenza n. 20 del “Campus live!” (corso di lingua, cultura e civiltà greca), tenutasi lo scorso 23 aprile, abbiamo trattato, come di consueto, argomenti di interesse linguistico (la terza declinazione e la morfologia dell'imperfetto) attraverso riferimenti natura letteraria, che hanno consentito di allargare l'orizzonte, prendendo lo spunto da espressioni della tradizione popolare dei proverbi.

Per facilitare la consultazione, l'incontro è stato diviso in 5 sezioni.

20.1 Un proverbio
Si tratta in realtà di una serie di proverbi collegati nel significato e nella struttura all'aristotelico «il ladro conosce il ladro e il lupo il lupo» (ἔγνω δὲ φώρ τε φῶρα καὶ λύκος λύκον). Seguono considerazioni sulle espressioni di cultura popolare presenti in testi letterari.

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Un ateniese a processo

Statua di Lisia nei giardini di Versailles
Statua di Lisia nei giardini di Versailles

Argomento del 19 incontro live del corso di lingua e civiltà greca è stato la lettura dell'esordio dell’orazione giudiziaria di Lisia Per l'invalido, che propone uno di quegli escamotages retorici tipicamente proemiali: l’imputato manifesta addirittura la propria gratitudine nei confronti dell'accusatore, che – trascinandolo a processo – gli offre l'occasione per un resoconto della propria vita, per confermare la propria condotta di buon cittadino.

Questo il testo:

Ὀλίγου δέω χάριν ἔχειν, ὦ βουλή, τῷ κατηγόρῳ, ὅτι μοι παρεσκεύασε τὸν ἀγῶνα τοῦτον, εἰ πρότερον οὐκ ἔχων πρόφασιν ἐφ᾽ ἧς τοῦ βίου λόγον δοίην, νυνὶ διὰ τοῦτον εἴληφα.

La lettura di questo passo è stato lo spunto da cui si è partiti per trattare dei tre generi dell'oratoria attica e dei luoghi nei quali essa veniva praticata:

γένος δικανικόν
oratoria giudiziaria tribunale
γένος βουλευτικόν
oratoria politica assemblea dei cittadini (ἐκκλησία)
γένος (ἐπι)δεικτικόν
oratoria epidittica festa pubblica

L'attenzione si è poi concentrata in particolare sull'oratoria giudiziaria: si è fatto riferimento alla figura del logografo e alle vicende del più importante oratore giudiziario, Lisia, vissuto fra V e IV secolo a.C. Un ampio excursus è stato poi dedicato alle modalità di svolgimento dei processi ad Atene. 

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Archiloco e le mancate promesse di matrimonio

I resti dell'agorà di Taso (colonia di Paro)
I resti dell'agorà di Taso (meta di una
colonizzazione cui partecipò anche Archiloco)

Dopo la sospensione dell’attività (che ripartirà a settembre), riprendo la pubblicazione delle lezioni del 1° ciclo del Campus live!, corso di lingua, cultura e civiltà greca, svoltosi online fra dicembre e maggio scorso.

La lezione n. 18 ha avuto come argomento linguistico l’ottativo: la sua struttura morfologica e il suo uso sintattico. Sotto il profilo sintattico, si è fatto riferimento all'uso dell’ottativo in proposizioni indipendenti (desiderativo e potenziale) e in proposizioni dipendenti (periodo ipotetico e ottativo obliquo).

Si sono poi esaminati due testi letterari in cui è presente l'ottativo: il fr. 118 West di Archiloco e il fr. 120 Degani di Ipponatte. Gli argomenti sono proposti, come sempre, nella successione che è stata seguita nel corso della video-conferenza del Campus live! 

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Chanson de toile

Le filatrici di Laren
Max Liebermann, Le filatrici di Laren

Nella recente conferenza n. 17 (2 aprile) del corso di lingua e civiltà greca, l'attenzione è stata focalizzata sul noto frammento 102 Voigt di Saffo, che richiama un motivo che trova analogia nella poesia popolare di tutte le letterature.

La ‘dolce’ (γλύκηα) madre viene invocata come affettuosa confidente da parte di una fanciulla («anonima e proprio per questo tale da confondersi con tutte coloro che intonano la canzone», F. Ferrari), che soffre in modo struggente per l'amore nei confronti di un ragazzo. 

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L’acre ‘sapore’ della δημοκρατία

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Il termine δημοκρατία aveva un suono sgradevole per gli antichi: troppo forte batteva l’accento sulla seconda parte del composto, quel κράτος, potere assoluto, dominio, in mano a una parte della popolazione, a una classe sociale che poteva esercitarlo senza controllo o contro la volontà degli altri componenti. Nemmeno i fautori della democrazia lo usavano volentieri, preferendogli termini come isonomia, isegoria e simili. È probabile, come ha mostrato Ehrenberg, che il termine fosse coniato dagli avversari dei “democratici” e da questi fatto proprio.

Questa l'opinione espressa nell'antologia degli storici greci preparata qualche anno fa con l'amico e collega A. Bevivino (Α. Βevivino, R. Rossi, Per lungo ordine d'anni. Antologia tematica della storiografia greca, Cappelli Editore, Bologna 2007, 188. Il volume è reperibile anche su IBS). Nella videoconferenza live dello scorso 26 marzo sono state esaminate alcune testimonianze a giustificare questa opinione, partendo dall'esame della componente κρατ-

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È arrivata la rondine!

rondineDa qualche tempo ormai l'arrivo della primavera non coincide più - per lo meno da noi - col ritorno delle rondini, che anzi, sembrano addirittura rischiare l'estinzione.

È interessante allora ricordare come nel folklore della Grecia arcaica la rondine fosse associata a un culto che collegava direttamente l'animale alle divinità artefici della generazione, nel momento del risveglio primaverile della natura.

Nell'isola di Rodi, in particolare, è testimoniato il “rito”  del χελιδονισμός: un gruppo di adolescenti, in processione, forse mascherati da rondini, andavano di casa in casa per la questua, cantando una filastrocca che ci è trasmessa da Ateneo, nel VII libro dei Deipnosofisti (Carmina popularia, fr. 848 Page).

Chi apriva la porta doveva offrire una focaccia o un dolcetto alla “rondine”, cioè al coro degli adolescenti, altrimenti si era in balia di “terribili” minacce (la modalità di questo rito ricorda vagamente il «dolcetto o scherzetto?» della tradizione anglosassone in occasione della festa di Halloween).

Questo il testo:

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Consigli a un monarca

La bella edizione BUR di Isocrate, curata da C. Ghirga e R. Romussi

È in onda la prima parte dell'incontro live di mercoledì scorso, 12 marzo, nella quale abbiamo avuto modo di confrontarci con alcuni passaggi dell'orazione di Isocrate A Nicocle.

L'orazione è una sorta di «manuale del buongoverno», che l'oratore immagina di rivolgere al giovane principe di Cipro, che ha ereditato il potere dal padre Evagora, cui Isocrate aveva già dedicato un encomio (l'orazione che ha per titolo Evagora).

Il sovrano, se vuole essere credibile, deve essere il primo a dare il buon esempio, in primis tenendo sotto controllo i desideri e le passioni:

Ἄρχε σαυτοῦ μηδὲν ἧττον ἢ τῶν ἄλλων, καὶ τοῦθ᾽ἡγοῦ βασιλικώτατον, ἐὰν μηδεμιᾷ δουλεύῃς τῶν ἡδονῶν, ἀλλὰ κρατῇς τῶν ἐπιθυμιῶν μᾶλλον ἢ τῶν πολιτῶν.

Un segno tangibile del buongoverno è il riscontrare che i sudditi accrescono nel benessere e nella saggezza:

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Non sappia la tua sinistra…

Belisario chiede l'elemosina, di J. L. David
Belisario chiede l'elemosina, di J. L. David (1781)

Per un malaugurato inconveniente tecnico, il filmato 13, di mercoledì scorso è irrecuperabile nella prima parte. Ho pensato allora di proporre ex novo il passo del vangelo di Matteo (6, 1-4), registrando la traduzione e un sobrio commento.

Questo è il testo:

6.1 Προσέχετε τὴν δικαιοσύνην ὑμῶν μὴ ποιεῖν ἔμπροσθεν τῶν ἀνθρώπων πρὸς τὸ θεαθῆναι αὐτοῖς· εἰ δὴ μή γε, μισθὸν οὐκ ἔχετε παρὰ τῷ πατρὶ ὑμῶν τῷ ἐν τοῖς οὐρανοῖς.

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La vera sapienza

L'edizione dei frammenti di Eschilo pubblicata da Bompiani.
L'edizione dei frammenti di Eschilo
pubblicata da Bompiani (2009).

È la volta del filmato n. 12, che inizia con la lettura e il commento del fr. 390 Radt di Eschilo, nel quale il grande tragico ateniese propone una sua definizione di sapienza:

ὁ χρήσιμ᾽ εἰδώς, οὐχ ὁ πολλ᾽ εἰδὼς σοφός.

Colgo l’occasione per rettificare quanto ho detto rispondendo a una domanda di Roberto Verrucchi: dei frammenti di Eschilo esiste in effetti un’edizione  recente con traduzione italiana con testo a fronte: è stata pubblicata nel 2009 da Bompiani, per le cure di Ilaria Ramelli.

La si può acquistare su IBS o su amazon.it con uno sconto del 15% sul prezzo di copertina (su amazon si trova anche un esemplare usato a un prezzo super scontato). Già ordinato! 

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